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    Acque e bonifiche a Nonantola dal Medioevo a oggi.

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    L’acqua, da sempre un elemento fondamentale e insostituibile per gli esseri viventi, costituisce il punto di partenza della mostra itinerante “Aquae. La gestione dell’acqua oltre l’unità d’Italia nella pianura emiliana” dedicata al controllo delle acque e alla salvaguardia del paesaggio nel corso del tempo nei territori oggi identificabili sotto la tutela e gestione del Consorzio della Bonifica Burana. Il 525° anniversario dell’inizio dello scavo del “Cavamento Foscaglia”, imponente opera idraulica realizzata a partire dal 1487 grazie a un accordo tra gli Estensi di Ferrara e i Bentivoglio di Bologna, ha fornito il pretesto per avviare un percorso di ricerca storica e informazione che coinvolgesse tutte le istituzioni più competenti in materia. L’obiettivo era aumentare la consapevolezza che l’assetto idrologico del territorio in cui viviamo è frutto del lavoro di ogni civiltà che vi si è avvicendata, un'opera collettiva che potrà essere conservata, migliorata e consegnata alle generazioni future solo se viene rispettata da tutti. La guida è stata pubblicata in occasione della seconda tappa della mostra itinerante a Nonantola (Mo) per approfondire il rapporto fra acqua, uomo e territorio, rintracciando i legami e le interconnessioni esistenti per una conoscenza sempre più ampia della nostra storia. Il volume ripercorre l'evoluzione del paesaggio padano dalla preistoria ai giorni nostri con particolare attenzione al punto di vista del controllo delle acque e con l'aggiunta di alcuni approfondimenti dedicati alla gestione delle acque nel territorio nonantolano e alla Partecipanza agraria di Nonantola. Particolare attenzione è stata posta alla romanizzazione della pianura, con una finestra sulla centuriazione, tipica forma di governo del territorio che in vaste zone della pianura padana si è mantenuta fino ad oggi. Uno degli studi più interessanti fa riferimento al primo documento relativo all'attuale Canal Torbido, un discusso diploma risalente al 752 con cui il re longobardo Astolfo concede a S. Anselmo, fondatore della chiesa e del monastero di Nonantola, la Selva Gena, attraversata dall’omonimo corso d’acqua indicato nella cartografia antica con il nome di Gena o Zena (da non confondersi con lo Zena attuale), che prenderà in seguito il nome di Canale di Nonantola e infine di Canal Torbido. Con la caduta dell’impero romano, cambia completamente l’assetto paesaggistico del territorio: vaste zone vengono sottratte al controllo dell’uomo e subiscono un progressivo impaludamento; nascono così insediamenti fortificati (castrum), circondati da canali e fossati difensivi. Solamente con la fine del Medioevo, l’uomo inizia una nuova attività di bonifica e riordino della pianura, che interessa anche una vasta area localizzata alla destra e alla sinistra del Panaro. All’interno di questa fase ricade il trattato stipulato fra Giovanni II Bentivoglio e Ercole I d’Este per la realizzazione della prima grande opera di bonifica idraulica, il Cavamento Foscaglia meglio noto come Collettore delle Acque Alte. L’attenzione viene focalizzata anche sui territori dei Pico e dei Gonzaga che adottavano il sistema dei “serragli” per arginare l’invasione delle acque. Tutto ciò anticipa una vera e propria politica nazionale di miglioramento fondiario che inizia in modo sistematico con l’unità nazionale ed arriva ad oggi. In questa operazione è risultato fondamentale il controllo delle acque e il loro governo attraverso un’unica struttura che unisce la montagna alla pianura e rafforza le comunità sotto un grande denominatore comune: il Consorzio di Bonifica

    Aquae. La gestione dell'acqua oltre l'Unità d'Italia nella pianura emiliana - Celebrazione del 525° anno dello scavo del "Cavamento Foscaglia" 1487-2012

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    Il volume propone un percorso espositivo itinerante curato dal Consorzio della Bonifica Burana e dal Museo Archeologico Ambientale di San Giovanni in Persiceto (Bologna), arricchendoli di alcuni approfondimenti che un tema così complesso e suscettibile di molteplici chiavi di lettura, come quello del governo delle acque, richiede. Il lungo processo di messa a sistema e di dominio dei regimi idrici, indispensabile al mantenimento di un equilibrio fra le caratteristiche fisiche dell’ambiente e le necessità delle comunità umane, ha radici lontane e traccia una storia complessa che, senza soluzione di continuità, unisce l’epoca protostorica ai nostri giorni, trovando nell’unificazione del Paese e nell’ammodernamento delle sue istituzioni e delle sue politiche il contesto di nascita e di sviluppo delle opere di bonifica e delle istituzioni corsorziali. Dall’età del Bronzo – momento nel quale, quasi cinque millenni fa, si cominciano ad attuare una precoce, consapevole e razionale pianificazione del territorio padano e i primi consistenti interventi di regimazione, drenaggio e sfruttamento delle acque – la rivisitazione prende le mosse per poi esaminare l’età romana, quando ha inizio il processo di appoderamento e messa a coltura delle terre praticato dai coloni. Nella seguente età medievale, l’assetto paesaggistico muta nuovamente in seguito all’insorgenza di castrum circondati da fossati e da numerosi canali, con i relativi mulini e le attività a essi collegate. Un impegnativo lavoro di esplorazione delle risorse documentali ha fatto riemergere numerosi e interessanti documenti d’archivio, riferibili all’organizzazione e al controllo delle acque nei territori alla destra e alla sinistra del Panaro. Fra essi risalta, nella sua eloquenza di fonte primaria, il trattato stipulato fra Giovanni II Bentivoglio e Ercole I d’Este per realizzare l’imponente opera di bonifica idraulica nota con il nome di “Collettore delle Acque Alte”. Per l’età contemporanea, l’affondo storico ha il suo oggetto privilegiato nel Consorzio della Bonifica Burana, operativo sul bacino idrografico del fiume Panaro, dal crinale appenninico tosco-emiliano sino all’Oltrepò, così come oggi si è venuto definendo istituzionalmente alla luce del quadro normativo e raccogliendo l’eredità delle esperienze, della strumentazione, delle opere di generazioni di bonificatori. Uomini impegnati ad assicurare ad altri uomini quella qualità ambientale che è a fondamento stesso della nostra vita
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